La bilancia commerciale

Gli EAU si confermano il principale mercato di sbocco delle esportazioni italiane nell’area MENA.
L’Italia si posiziona all’ottavo posto in assoluto tra i paesi fornitori degli EAU e terzo tra i partners europei.
Nel 2015 l’interscambio Italia-EAU ha registrato un trend molto positivo a testimonianza degli effetti positivi del basso valore dell’Euro rispetto alla valuta locale, da oltre un ventennio ancorata a tasso fisso al Dollaro USA.
Il nostro export ha superato quota 6 mld. Euro con un interscambio totale di oltre 7 mld. euro che ha comportato un surplus della bilancia commerciale pari a circa 5.3 mld. euro.
I dati dei primi nove mesi del 2016 hanno segnato invece una flessione del 13.9% del nostro export, che ha totalizzato ca. 3,9 mld Euro, con un incremento del 11,1% per il nostro import, pari a 783 mil. Euro.
Il dato in questione esprime l’effetto deprimente sul totale dell’interscambio ascrivibile al comparto gioielleria che ha segnato una flessione del 16,4%, che confermando  la flessione settoriale registrata nel 2015 ascrivibile probabilmente alla contrazione dei flussi turistici, nonché della perdita, almeno temporanea di importanti mercati mediorientali o nordafricani a seguito di conflitti o profonde tensioni socio-economiche; alla flessione della gioielleria si aggiunge quella del comparto dei prodotti petroliferi raffinati, con un drastico -60,9%, che risente in maniera netta dell’andamento sfavorevole dei prezzi del greggio, unitamente a quello dei macchinari per impiego generale con un vistoso -19,4%.
Di contro a sostenere il mercato vi sono settori come come quello dei motori, generatori elettrici e prodotti similari con un +18,4%, dei mobili che ha registrato un +2,7% e delle apparecchiature per l’illuminazione (+44,6%).
Sotto il profilo del nostro import, è invece importante sottolineare come gran parte dell’inatteso incremento sia di fatto riconducibile al comparto “metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi” (+104%).
La bilancia economica è, dunque, soggetta a numerose variabili che traggono la loro origine in larga parte dalla fluttuazione del prezzo del petrolio, la cui riduzione ha comportato la contrazione delle ricchezza netta del Paese, tanto che oggi i principali partner commerciali degli EAU sono divenuti l’India e l’Iran in considerazione anche del considerevole numero di propri cittadini che lavorano negli Emirati e, peranto, incrementano la domanda di prodotti importati dai rispettivi Paesi.
La quota di mercato italiana nel Paese risulta pari a circa il 3% e la contrazione delle nostre esportazioni ci ha portato a scivolare dal settimo al decimo posto a livello globale, superati da Hong Kong, Iran e Corea del Sud.
Ciononostante, l’Italia mantiene il terzo posto a livello europeo, superata solo da Germania (quarto posto complessivo con una quota di mercato del 7,5%) e Regno Unito (quinto con una quota di mercato del 4,4%).
Una notazione è, comunque, d’obbligo: tra i primi 10 esportatori negli EAU, solo due (Hong Kong ed Iran) hanno registrato valori di crescita positivi nel periodo concluso a settembre 2016.

La presenza imprenditoriale italiana in EAU

La presenza imprenditoriale italiana negli Emirati Arabi Uniti è altamente qualificata ed è rappresentata da circa 300 società, tra unità con propria filiale sul territorio, nelle diverse Zone franche, non solo a Dubai, ma anche negli altri Emirati (sono 120 le aziende italiane presenti solo nella Zona Franca di Ras Al Khaimah,  principalmente branch offices operanti nei settori dei servizi o del trading) e molte altre che operano tramite agenti locali. Un notevole incremento rispetto agli anni passati, se si pensa che nel 2002 erano presenti meno di 70 aziende italiane sul territorio degli EAU. La scelta di operare sul mercato emiratino o, comunque, nel suo contesto derivano dalla circostanza che gli Emirati rappresentano un hub strategico per la loro vicinanza con il sub-continente asiatico e con l’Africa, in particolare Dubai, che ha sempre saputo sfruttare al meglio la sua posizione geografica strategica al centro delle principali direttrici est-ovest.
Molte imprese hanno scelto di operare qui proprio perchè sanno che questo Paese rappresenta il principale centro di ri-esportazione del Medio Oriente e che la posizione geografica consente di operare nei vicini mercati asiatici con forti riduzioni di costi. Del pari altri sono gli elementi che favoriscono la scelta di porre una sede negli EAU: la stabile impostazione della disciplina normativa in materia di imprese, il progressivo rafforzamento dell’attrazione degli investimenti esteri perseguito attraverso riforme del quadro economico-giuridico del Paese, il costo contenuto della manodopera, condizioni fiscali e normative vantaggiose, un basso costo dell’energia e la presenza di numerose zone industriali e Zone Franche, che consentono il 100% della proprietà e numerose agevolazioni commerciali, oltre agli imponenti piani di sviluppo che offrono nuove, grandi opportunità di business anche alle imprese italiane in vista di EXPO 2020.
La progressione crescente nell’andamento delle relazioni commerciali bilaterali degli ultimi anni testimonia le grandi potenzialità di sbocco che il mercato emiratino può offrire ai nostri prodotti, non solo nelle tradizionali categorie ai primi posti della graduatoria del nostro export, ma anche in altri settori merceologici come l’alimentare, l’abbigliamento, attrezzature medicali ed elettriche e le forniture per la difesa, cui si aggiunge il settore Oil & Gas ove la presenza italiana si esprime essenzialmente su due livelli: quello delle grandi imprese e quello delle subforniture attraverso le PMI. 

(fonte dei dati: Ministero degli Affari Esteri)

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